Il Pinerolese visse in modo particolarmente drammatico l’8 settem­bre 1943.

Tra i soldati si verifico uno sbandamento, La grande presenza di mili­tari nella zona, molti dei quali provenienti dalle regioni centrali e me­ridionali d’Italia, spiega la rapida diffusione del movimento resistenz­iale nelle valli, dove trovarono rifugio i giovani per non dover es­sere re­clutati dai fascisti o finire nei campi di concentramento tede­schi.

Tra gli ufficiali c’erano due siciliani, il capitano Pompeo Colajanni ed il tenente Vincenzo Modica del presidio di Cavalleria di Cavour, i quali, appena avuta notizia dell’armistizio, radunarono la truppa sulla piazza del paese e Colajanni dopo un breve discorso convinse i soldati a se­guirlo sulle vicine montagne.

Alle falde del Monviso i due giovani ufficiali incontrarono alcuni intel­lettuali che avevano fatto la stessa scelta: Antonio Giolitti, Gustavo Co­mollo e Ludovico Geymonat. Da queste forze nacque la banda che diventerà la 105.esima Brigata Garibaldi, radicata tra i monti di Barge, Bagnolo e della val Luserna, dov’era stanziata la banda capeggiata da Mario Abruzzese (“Romanino”).

Anche in val Pellice il movimento resistenziale nacque dall’incontro tra militari transfughi del regio esercito, intellettuali legati al Partito d’Azione, docenti del locale Liceo Valdese e giovani contadini del po­sto legati alla chiesa valdese.

Le numerose bande dislocate nei vari valloni formeranno, ad inizio 1944, la V Divisione Alpina GL poi intitolata a Sergio Toja, primo co­mandante partigiano caduto in val Pellice.

I primi mesi del 1944 segnarono l’inizio della lotta. A questa svolta con­tribuirono numerosi fattori: da un lato la consapevolezza dei te­deschi e dei fascisti di avere di fronte un nemico vero, dall’altra il sem­pre maggior numero di giovani che accorrevano tra le fila parti­giane.

La primavera del ’44 fu terribile per i partigiani dispersi nelle baite del­la montagna.

Se i primi rastrellamenti (quelli del dicembre ’43), per quanto violenti, erano comunque stati episodici e soprattutto di breve durata, le ope­razioni iniziate nel marzo 1944 in val Luserna e in val Germanasca ebbero una durata prolungata e soprattutto si prefiggevano di semi­nare il terrore tra la popolazione, per indurla a non fornire più assi­stenza ai partigiani.

Lungo la val Luserna i tedeschi si dettero a saccheggi e devastazioni di ogni genere. La stessa cosa accadde lungo la valle del Pellice e in val Germanasca.

Quando si parla di guerra partigiana la nostra mente corre immedia­tamente alla

montagna ed alle sue innumerevoli possibilità di offrire rifugio, tra i boschi e le rocce che ammantano i versanti vallivi.

Verso la fine estate del ’44 si decise di allargare la guerriglia alle zone di pianura.

Le azioni partigiane si protrassero fino alla vittoria definitiva del 25 Aprile 1945, con alterne fortune, perché quando i Tedeschi capirono che gli eserciti alleati non avrebbero sfondato sulla Linea Gotica per tutto l’inverno decisero di aumentare la pressione militare sui parti­giani e sulle popolazioni civili aumentando i saccheggi e le devasta­zioni.

Tutti questi uomini e ragazzi che hanno combattuto per darci la De­mocrazia e la Libertà, avevano uno scopo ben preciso far finire al più presto la guerra e portarci la pace.

Tutti i discorsi di Ex-partigiani che ho sentito in vita mia finiscono sempre con un appello alla pace come il più grande dono fattoci dalla Resistenza.

Non per niente l’articolo 11 della nostra Costituzione recita “L’Italia ri­pudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie nazionali”

Con il termine “ripudia” la Costituzione esprime un giudizio di valore fortemente negativo, più forte rispetto a negare, vietare, prendere le distanze.

Questo articolo è potenziato anche dall’articolo precedente che ri­chiama il fatto che la Repubblica vive ed opera in un contesto inter­nazionale che aspira alla tutela universale della pace, della giusti­zia ed al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, memore delle devastanti guerre mondiali del ‘900.

E’ chiaro il richiamo della Costituzione nell’impegnare chi ci governa ad usare la diplomazia per dirimere le controversie internazionali.

Assistiamo invece negli ultimi anni ad un aumento dei fronti di guerra ed al relativo aumento delle somme stanziate per la produzione di ar­mamenti, mentre invece si dovrebbe fare di tutto per pervenire ad accordi diplomatici di pace.

Cominciando dal conflitto più vicino a noi, è chiaro che la guerra tra Ucraina e Russia non potrà mai, considerando le forze in campo, finire con la vittoria dell’Ucraina, quindi bisognerebbe far di tutto per con­vincere i contendenti ad una pace che non scontenti nessuno, e che tenga conto il più possibile del fatto che i popoli possano scegliere sotto quale stato vivere. Le posizioni degli eserciti attualmente sono ferme, ragionevolmente è facile capire che la guerra o durerà anni e fi­nirà con lo sfinimento di uno dei due contendenti o succederà qual­cosa che ne innalzerà il livello ed a questo punto rischierà di coin­volgerci in modo molto più diretto.

Altro conflitto pericoloso per la pace mondiale è quello tra Israele ed Hamas, si deve chiedere a gran voce la libertà di tutti gli ostaggi presi dai terroristi assassini di Hamas e l’immediato cessate il fuoco da par­te dell’esercito Israeliano.

Il recente passato ci ha insegnato che le vittime della guerra non sono più i Militari ma i Civili inermi. Questi sono solo due tra i tanti conflitti in corso nel mondo.

Erasmo da Rotterdam diceva “E’ sempre meglio una brutta pace che una bella guerra” ed un altro grande uomo del 900, Albert Einstein ha detto “non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma sono sicuro che la quarta si combatterà con le clave ed i bastoni”.

Continuiamo perciò a manifestare per la pace, ricordate che chi ha il potere non va mai in prima linea, ma manda combattere e a morire la parte più povera della popolazione.

Grazie a tutti voi,

25 Aprile sempre. Viva l’Italia libera Viva la Pace .