Questa è una formazione della Brigata Val Germanasca della V Divisione GL alla liberazione di Pinerolo; sul cassone del camion, al centro, sorridente, Domenica “Gina” Saracco, unica donna in una camionata di uomini.
Entrare nella Resistenza per una donna voleva dire anche affrontare il dato di fatto di venirsi a trovare attorniata quasi esclusivamente da uomini, uomini che pensavano delle donne quello che il fascismo gli aveva insegnato a pensare, che la loro missione fosse assicurare il benessere e la riproduzione del maschio, a cui solo erano affidati i destini della nazione.
Gina ha raccontato che sua madre non condivise mai la sua scelta di passare alla Resistenza non solo per i rischi a cui andava incontro ma anche per “il suo onore”.
Leletta d’Isola racconta divertita nel suo diario del partigiano che le parlava di libero amore come ideale che faceva tutt’uno con la sua lotta contro i fascisti, ma nella stragrande maggioranza dei casi le mentalità erano molto più chiuse: gli studi storici riportano una ricca serie di aneddoti che illustrano come nel momento in cui passano alla Resistenza la prima battaglia che le donne devono sostenere è quella di non essere considerate le puttane dei partigiani. A molte fu rifiutato l’uso delle armi, molte furono relegate a pure mansioni di sostegno ai combattenti, a molte fu sconsigliato se non proibito di sfilare durante la Liberazione; qualcuna dovette anche difendersi arma alla mano da quello che aveva tutta l’aria di diventare un tentativo di stupro.
Giovanni Contini, storico della memoria, fondatore dell’Associazione Italiana di Storia Orale e presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, autore del fondamentale “La memoria divisa”, ha raccolto un piccolo edificante campionario di quella che chiama “cultura da bordello” diffusa tra i fascisti come tra i partigiani; la sua fonte è il monumentale “Pagine di guerriglia. L’esperienza dei garibaldini della Valsesia” di Cesare Bermani. L’uno e l’altro sono, diciamo così, al di sopra di ogni sospetto, non indagano sui lati oscuri della Resistenza per fare sensazionalismo: semplicemente, insieme ai nobili atti di eroismo non dimenticano di parlare delle miserie dei partigiani.
Le pagine di Contini sono tratte dalla voce “Memorie dalla guerra civile” in “L’Italia e le sue Regioni (2015)” della Enciclopedia Treccani.
Leggi il saggio nelle pagine dell’Enciclopedia Treccani
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