Buongiorno a tutti.
Dopo il magnifico intervento di Elmis che ci ha permesso di ripercorrere la storia della Resistenza in queste zone, vorrei cambiare un poco il tenore e fare con voi una piccola riflessione a partire da una domanda: che cos’è il 25 Aprile?
Il 25 Aprile è condivisione.
È quella condivisione che vediamo in televisione, nelle vie, nelle piazze: basti pensare alla grande manifestazione di Milano che oggi ha portato in corteo molte migliaia di persone. Ma il 25 Aprile non è solo questo: stamane ho partecipato alle celebrazioni nel mio comune, Prarostino, ed eravamo più o meno quanti siamo qui ora. Davanti alle grandi manifestazioni verrebbe da chiedersi allora se ha senso trovarci anche qui, tra noi pochi, nonostante sembri tutto una sterile consuetudine: io dico di sì. Io dico di sì perché la politica, così come la memoria, è un fatto collettivo, un fatto di condivisione, anche e soprattutto nelle piccole comunità. Non dimentichiamo che sì, le grandi città con le loro masse operaie hanno giocato un ruolo essenziale, ma la Resistenza vera e propria è nata e si è sviluppata qui, sulle montagne, nei paesini che hanno ospitato i primi partigiani. È dunque essenziale che qua, ancor più che altrove, sia vivo il ricordo e la commemorazione di quella stagione.
Il 25 Aprile è poesia.
Abbiamo sentito leggere degli splendidi componimenti e questo dovrebbe ricordarci che sì, oggi ricordiamo mesi dolorosi, tanti morti, tante sofferenze, ma che il 25 Aprile deve anche essere una festa, la Festa della Liberazione. Niente di meglio di queste poesie per farci capire che il 25 Aprile è anche il trionfo della vita sulla morte, dell’arte e della poesia sul silenzio e sulla paura. Ed ancora, il 25 Aprile non è solo questo, non è, non deve essere solo una commemorazione: esso è l’atto fondativo della vita democratica della nostra Repubblica, l’atto fondativo della nostra vita di cittadini.
È un inno all’avvenire, in questo momento di guerra.
È un inno alla fiducia nel futuro, che tuttavia non può cadere nel vuoto: il 25 Aprile dev’essere anche una chiamata, diretta a tutti, all’azione, all’impegno civile per continuare, con mezzi diversi, la lotta iniziata dai partigiani; una lotta combattuta, come ci ha ricordato Elmis, innanzitutto per la pace.
Ricordiamolo sempre: i partigiani imbracciarono le armi per difendere anzitutto la pace e la democrazia. Adesso tocca a noi fare in modo che i frutti di quella lotta non vadano persi.
Viva il 25 Aprile!
Viva l’Italia antifascista!