Quando Barbato nel dopoguerra gli propose di lavorare all’idea di un monumento alla Resistenza nel Pinerolese forse si aspettava la statua di un partigiano con la bandiera; ma Aimaro Isola, il ragazzino dei Malingri di Bagnolo che lui scherzosamente chiamava “il mio più giovane garibaldino”, diventato architetto, lo convinse a “mettere delle pietre una sopra l’altra, fare una specie di torre con una scaletta per arrivare su una piattaforma. Queste pietre sono un po’ la storia della guerra partigiana, questa difficoltà, questa salita, questa continua ascesa; e poi questa piastra in cui i vecchi fanno vedere ai figli e ai nipoti i luoghi dei combattimenti.”

Nella testimonianza raccolta nel 2020 da noipartigiani.it, Aimaro racconta dei Malingri naturalmente antifascisti, del castello di Bagnolo rifugio dei garibaldini di Barbato e Petralia, della sua discesa su Torino il giorno della Liberazione, quando la mamma, la contessa Caterina Malingri di Bagnolo gli dice “vai, non puoi mancare” ed ha solo 17 anni, della partita di pallone che fece in modo che non si trovasse sul camion che tornava su in valle i cui occupanti furono trucidati dai fascisti il 30 aprile a Vinovo… e del faro di Prarostino.