A fine giugno del 1944, non molto tempo dopo il furioso rastrellamento di marzo, l’Operazione Sperber che aveva disperso le formazioni partigiane in valle e costretto alcune di loro a riparare in Francia, il movimento partigiano afferma la sua vitalità e le sue ambizioni dando alle stampe un giornale a cadenza settimanale, “Il Pioniere, giornale d’azione partigiana e progressista”.

La storia per molti versi emblematica del giornale è stata variamente raccontata e scritta, ultimo il libro di Jacopo Calzi “Un Paese che valga la pena” uscito nel marzo scorso per i tipi di Franco Angeli.

Noi vogliamo celebrare la ricorrenza riproponendo le 4 puntate del documentario che Manuela Cidda e Francesco Momberti, avvalendosi della collaborazione di Paola Congia e Rebecca Sansoé, girarono tra il 1999 e il 2005: “Il Pioniere, l’informazione clandestina da Radio Londra alla Val Pellice”.

Rivederlo a vent’anni di distanza dalle riprese, vedere e sentire parlare i protagonisti che nel frattempo sono venuti a mancare, ne fa una preziosa testimonianza.

Sotto, la recensione che del documentario fece Sara Tourn sul n° 71 de La Beidana.

 


Prima parte: Il giornale.


Seconda parte: La stampa clandestina.


Terza parte: Le donne.


Quarta parte: Gli ideali.

 

Il Pioniere. L’informazione clandestina da Radio Londra alla Valpellice, di Manuela Cidda e Francesco Momberti, con la collaborazione di Paola Congia e Rebecca Sansoé, Kastagne produzioni 2007. Testimonianze di Liliana Balmas, Eldina Bellion, Adriana Bianciotto, Sergio Giaccon, Giulio Giordano, Franco Pasquet, Renette Rostan, Jean Louis Sappé, Gina Saracco, Renzo Sereno, Giorgio Tourn, Domenica Vottero.

Guardando e ascoltando le testimonianze di coloro che oggi sono tranquilli signor(e signore) dai capelli bianchi, salta all’occhio la giovanissima età che compare nelle didascalie con i loro nomi: quattordici, diciassette, vent’anni.

Naturalmente si tratta dell’età al tempo della partecipazione alla Resistenza, e indubbiamente la scomparsa di coloro che all’epoca erano più adulti ha influenzato la scelta dei testimoni, ma l’effetto è un po’ spiazzante, e sembra suggerire l’idea che quella sia la reale età degli intervistati. L’immagine e la sensazione che emerge da queste testimonianze è infatti di una freschezza verso la quale non si può non provare una punta di invidia. Non avevamo paura di niente, eravamo forse un po’ spericolati e incoscienti, rispondono alla classica domanda dell’intervistatore su come riuscivano a compiere, poco più che ragazzini, azioni pericolose e di grande responsabilità: forse proprio perché, essendo così giovani, non si rendevano del tutto conto delle possibili conseguenze dei loro comportamenti.

Viene davvero da chiedersi se erano solo “altri tempi”, o anche “altre persone”, di cui, come si dice spesso, “si è perso lo stampo”. E non si può non provare un senso di nostalgia – certo non per quei tempi tremendi, ma per lo spirito con cui venivano affrontati, per l’entusiasmo di quei giovani che avevano poco ed erano disposti a metterlo in pericolo e anche a perderlo, nel nome di un’idea, di un progetto.

Il filmato non racconta quindi soltanto “Il Pioniere”, il giornale pubblicato in val Pellice tra il 1944 e il 1946 a cura della V divisione Giustizia e Libertà, ma l’ambiente in cui è nato e si è diffuso, le persone che lo hanno stampato (nella storica tipografia Alpina di Torre Pellice, proprio di fronte alla caserma dove erano stanziate le truppe nazifasciste), e distribuito, nascosto nelle borse, a cavallo di una bicicletta.

Dal documentario emergono diverse anime della Resistenza: non tanto la lotta armata, che resta sullo sfondo, ma la formazione politica e soprattutto il percorso culturale e sociale verso un ideale di libertà, giustizia, pace, conoscenza (contrapposta ad una ignoranza inculcata dagli insegnanti e dalla scuola). Si racconta la lotta di una generazione di giovani, cresciuti e formati sotto il fascismo, che ne rifiutarono il modello, cercando di costruire un’alternativa. L’ampiezza di vedute si rifletteva anche nel giornale, sul quale venivano pubblicate anche le decisioni delle Giunte comunali, notizie di interesse generale, che lo rendevano diverso da un semplice organo del Partito d’Azione, da un giornale di propaganda.

Guardando questo filmato oggi, nell’anniversario dell’Unità d’Italia, nell’impressione di una dominante stanchezza culturale e sociale, sorge il pensiero (la speranza) che forse qualcosa di quella Italia si è ritrovata nelle piazze che hanno festeggiato il 16 e 17 marzo: non solo l’Italia dei Mille, ma anche dei giovani e delle giovani che permisero un secondo Risorgimento del nostro Paese.

Sara Tourn