L’autore di “Un Paese che valga la pena. «Il Pioniere» e la Resistenza nelle Valli valdesi e nel Pinerolese (1944-1945)” (2024, Franco Angeli Editore, 37€ ) ci parla del suo lavoro.

 

All’ombra delle Alpi Cozie un gruppo di giovani immagina, in tempo di guerra, un’Italia diversa, racconta la guerra civile, le proprie aspirazioni e i propri sogni. Si potrebbe riassumere in questa frase l’esperienza de “Il Pioniere”, periodico prodotto e distribuito dai partigiani e dalle partigiane delle valli valdesi tra il 1944 e il 1946.

Il libro “Un Paese che valga la pena” però non si limita a restituire la vicenda del “Pioniere” durante l’occupazione nazifascista dell’Italia, ma cerca di inserire l’elaborazione teorica sulla rivoluzione democratica, sull’autonomia degli enti locali e sul federalismo europeo (di cui Gustavo Malan è stato un importante esponente) nei più ampi quadri della ricerca storica sulla stampa clandestina e sulla guerra partigiana, per mostrare collegamenti politici sia in Italia che all’estero, elaborazioni teoriche originali, contrasti tra settori della società delle valli e aspirazioni al radicale cambiamento sociale che animava la generazione dei resistenti e delle resistenti.

Nato come tesi di laurea magistrale redatta sotto la supervisione del Professor Bruno Maida dell’Università di Torino il libro è frutto di approfondimenti possibili grazie alla consultazione di carte d’archivio e di testimonianze orali. È stato pubblicato come volume della collana “Testimoni della libertà” realizzata dall’Istituto per la storia della resistenza e dell’età contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino, dalla Fondazione Faustino Dalmazzo di Cuneo e dalla casa editrice Franco Angeli.

 

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