“Umiliando i popoli e il concetto di umanità, nazisti e fascisti hanno suscitato oggettive convergenze e solidarietà trasversali, rendendo al tempo stesso ancora desiderabili le appartenenze nazionali calpestate.”
Così Chiara Colombini e Carlo Greppi nella introduzione al loro libro “Storia internazionale della Resistenza italiana”, edito di recente da Laterza.
La responsabile scientifica dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” e il curatore della serie “Fact Checking” di Laterza, hanno coordinato una ricerca su un fenomeno poco studiato nei decenni scorsi, quello degli stranieri che hanno combattuto nella nostra Resistenza, stimati in 15-20.000, un fenomeno tutt’altro che marginale.
Ai soldati inglesi, statunitensi, australiani, neozelandesi e sudafricani che hanno combattuto fianco a fianco coi partigiani italiani da alleati, spesso inviati appositamente per questo, si aggiungono jugoslavi, francesi, libici, etiopi, eritrei, somali, sovietici, polacchi, cecoslovacchi; e un pugno di disertori tedeschi. “Eravamo pochissimi!” ha detto uno di loro, Erich Heinrich “Enrico” Rahe che ha militato tra i garibaldini in Liguria; pochissimi sì, ma esemplari per coraggio e dignità ed estremamente simbolici.
Alcuni sono spinti dall’internazionalismo consapevole, altri dai casi della vita, il che non sminuisce il valore della loro partecipazione alla guerra di resistenza perché dovendo scegliere hanno scelto la parte giusta della storia, o perché, circostanza ancora più notevole, hanno “fatto il salto” quando scegliere non gli era nemmeno consentito vincendo il tabù di combattere contro i propri connazionali.
Dappertutto dove si è combattuto contro il nazismo e il fascismo le carte dei resistenti si sono mischiate; come in Francia, dove il gruppo FTP-MOI raggruppava francesi, italiani, polacchi, ungheresi e armeni sotto l’insegna della Mano d’Opera Immigrata.
“Perché se il nazifascismo ha avuto un’indubbia efficacia – scrive l’editore Laterza nella presentazione del libro – è stata quella di saper compattare le file di chi gli si è opposto ed è stato sconfitto proprio perché hanno combattuto, fianco a fianco, più generazioni di uomini e donne, di ogni credo politico e religioso, ceto sociale e di ogni nazione.”
Nella foto, disertori tedeschi partigiani nella 19ª Brigata Garibaldi operante in Val di Lanzo. A sinistra Heinz Brauwers e Hans Juergens (Fonte: Patria Indipendente).
Sotto, lo stesso Heinz Brauwers su una jeep alla sfilata della Liberazione, Torino 6 maggio 1945, Archivio fam. Brauwers, proprietà Istoreto.
Di seguito l’indice e l’introduzione del libro tratti dal sito dell’editore, qui