Selezionare tra i fondi delle sezioni ANPI della Val Pellice le fotografie che possano accompagnare un racconto della Resistenza in valle è una operazione delicata di cui vanno dichiarati in anticipo i criteri.
La Val Pellice non ha avuto il suo Ettore Serafino, il comandante fotoamatore delle formazioni autonome della Val Chisone, o il suo Carlo Buratti, il dottor “Aspirina” delle bande del biellese che, curioso fotoamatore, ci ha lasciato preziosissime diapositive a colori della sua guerra partigiana.
Le fotografie che ritraggono i nostri partigiani sono per lo più ritrattistica, in pochi casi risalente al periodo della clandestinità, spesso ai giorni della Liberazione e alle settimane successive.
Se vogliamo cercare documentazione fotografica prossima quanto più possibile ai fatti e alla realtà della guerra, occorre escludere la pura celebrazione e rievocazione e selezionare tra la ritrattistica quanto sia meno condizionato dalla postura.
In base a questa distinzione, abbiano riportato nell'”Album di famiglia” dell’area tematica “La nostra gente” le fotografie del genere ritrattistico sia risalenti al periodo della clandestinità che successive, sotto “Lampi di guerra” dell’area tematica “La nostra guerra di Liberazione” le fotografie più prossime ai fatti di guerra fino ai giorni della Liberazione, e nell'”Album dei ricordi” dell’area tematica “La nostra memoria” tutte le fotografie successive.
In “Patrimonio fotografico” nella stessa area, le fotografie invece sono presentate per fondo, senza alcuna selezione.
E’ una operazione delicata ma possibile e utile. O più precisamente, indispensabile.