Scrive Bruna Peyrot in “Resistere nelle valli valdesi. Gli anni del fascismo e della guerra partigiana”, Società di Studi Valdesi, 1995:

La Tipografia Alpina di Torre Pellice ebbe un ruolo fondamentale durante la Resistenza. Fondata verso il 1880 da Giovan Pietro Malan, divenne, sin da quegli anni, il centro stampa ufficiale della chiesa valdese che vi commissionava le relazioni sinodali e gli opuscoli divulgativi. Durante gli anni del fascismo continuò a produrre scritti di Lombardini, Miegge, Lo Bue, ispiratori della Resistenza alle valli valdesi. Dopo l’8 settembre 1943 aumentò il lavoro della stampa clandestina, con grave rischio per i tipografi, l’allora proprietario Pier Luigi Pagliai (membro della Giunta clandestina e del CLN di Torre Pellice) e il suo giovane aiutante Enzo Jouve (1915-1992) che ne scrisse successivamente le memorie.
Pagliai e Jouve passavano la notte chiusi in una stanzetta della Tipografia a comporre a mano e impaginare (la maggior parte della stampa clandestina si componeva a mano con un carattere “elzeviro” posseduto da quasi tutte le tipografie, perciò meno identificabile), mentre proprio sulla piazza di fronte stazionavano costantemente Brigate Nere e SS naziste. Il rumore delle macchine poteva destare sospetti, ragion per cui si operava dal tardo pomeriggio sino verso le ventidue e nei periodi di coprifuoco si dormiva in Tipografia. Tutto il materiale veniva successivamente nascosto sotto le assi del pavimento, sempre sperando di non essere presi.
Durante la Resistenza uscirono a migliaia gli stampati clandestini: la prima edizione piemontese di “Italia Libera”, i primi numeri di “Il Partigiano alpino”, “Voce dei campi”, “Voci d’officina”, le garibaldine “La Baita” e “La Forgia”, i “Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà”, opuscoli vari di propaganda specie del Partito d’Azione e del Movimento Federalista Europeo, nonché carte di identità e lasciapassare tedeschi (ovviamente falsi!).
E non dobbiamo dimenticare “Il Pioniere”, settimanale della V Divisione Giustizia e Libertà. Diretto da Gustavo Malan, avvalentesi della collaborazione redazionale di Fredino Balmas, Archimede Modenese e Giulietto Giordano, raggiunse ben presto le 15.000 copie, un vero successo nonostante la clandestinità. Articoli politici, notizie locali, informazioni e controinformazioni sull’attività partigiana riempiono le sue pagine, fedeli all’ideale espresso simbolicamente dal titolo così spiegato nel numero di giugno 1943: «”Il Pioniere” non solo perché desideriamo sia come un pioniere della nuova stampa, ma più ancora perché il nuovo italiano, il nuovo europeo dovrà essere un pioniere. Noi vivremo in un nuovo mondo anche senza andare lontano da casa nostra, noi dobbiamo costruire un nuovo mondo».
Per la distribuzione della stampa clandestina nelle valli erano incaricate le staffette; per quella destinata a Torino si provvedeva mediante bidoni a doppio fondo spediti sui camion della Stamperia Mazzonis. Sul primo scomparto pieno di opuscoli e giornaletti se ne metteva un altro pieno di acqua colorata che, a eventuali verifiche, poteva passare per tintura utile alle stoffe di Mazzonis.
Dal settembre ’43 al febbraio ’45 la Tipografia subì ben undici perquisizioni da parte delle SS naziste, senza risultati. Mai nulla di compromettente fu trovato. Invece Jouve venne arrestato dietro delazione l’11 febbraio 1945. Gli si mostrò molto materiale prodotto dalla Tipografia, ma nonostante i terribili interrogatori, riuscì a salvarsi perché la Liberazione era alle porte. La Tipografia “ribelle” aveva terminato il suo lavoro clandestino, non il suo costante impegno nella stampa di materiali, volantini, libretti, giornali e giornaletti destinati alla crescita e alla maturazione civile della gente.

 

Consulta le collezioni

Il Pioniere, giornale d’azione partigiana e progressista

La Forgia, giornale del lavoratore (n. 1 del 10 nov. 1944, n. 2 del 24 nov. 1944)

La Baita, giornale della Brigata d’Assalto Garibaldi “Carlo Pisacane” (n. 2 del 6 set. 1944, n. 4 del 6 dic. 1944)