Nato a Bricherasio il 14 luglio 1925, caduto a Bricherasio il 18 novembre 1944.
Dove si trova la lapide
Comune:
Bricherasio
Località:
Borgata Torretti
Note: in via Torretti venendo da Bricherasio all'altezza del civico 50 girare a destra su strada asfaltata e poi sterrata, dopo 100m a lato della strada a sinistra
Cenni storici
Cesare Caffaratti, Cege per gli amici, primogenito di una famiglia di contadini di Bricherasio, ha appena compiuto 18 anni quando il 5 dicembre 1943 riceve la cartolina precetto della Repubblica Sociale. La sua decisione è immediata: a fine mese lo troviamo a Paesana aggregato a un reparto di garibaldini, una delle bande che andavano formandosi in Val Po attorno a Barbato e Petralia.
Dopo lo sbandamento del gruppo in seguito a un rastrellamento tedesco e dopo qualche movimentata vicissitudine, a fine febbraio raggiunge altri giovani di Bricherasio che si sono aggregati alla banda degli Ivert in val Luserna nel momento in cui la banda è impegnata nella operazione “Val Germanasca”, la prima fruttuosa azione dei GL della Val Pellice per esportare la lotta partigiana verso nord. Un mese più tardi, in seguito allo sbandamento della sua formazione dopo il rastrellamento tedesco del marzo del ‘44, lo ritroviamo in alta valle Angrogna in una delle squadre del Bagnau: è alla Rognosa nei pressi della Vaccera quel 23 aprile in cui cadde Gian Paolo Menighetti.
Da quel momento lo vedremo attivo nella squadra che a Bricherasio si è andata formando attorno a Luigi Demaria, “Meo”: sarà in una casa della famiglia Caffaratti, allo Spial, sulla collina tra Bricherasio e San Giovanni che la squadra avrà la sua prima base, prima di spostarsi più in alto in località più sicura lungo il vallone del Chiamogna.
A giugno, dopo la morte di Paolo Orfait in una tranquilla azione di rifornimento, la squadra insieme a Cege Caffaratti andrà a raggiungere le formazioni GL in alta val Pellice con cui opererà fino al mese di agosto, fino a quando vasti rastrellamenti tedeschi in altura non li costringeranno a spostarsi ancora in bassa valle e a tornare alla base di partenza nelle combe del torrente Chiamogna.
A settembre la guardia repubblicana abbandona i presidi di Torre Pellice, di Luserna San Giovanni e poi di Bricherasio: la squadra di Meo Demaria decide quindi di scendere a fondovalle, acquartierandosi in occasionali rifugi lungo il Pellice e poi ai Badariotti, sulla collina tra Bricherasio e San Giovanni. E’ lì che matura il dramma della morte di Cege Caffaratti.
Nella notte tra il 17 e il 18 novembre del 1944 il comando tedesco di Pinerolo dà via a una operazione di rastrellamento che iniziata dalla Lombarda di San Secondo si sposta lungo il versante del Chiamogna e risale fino ai Torretti sul versante opposto; è probabile che pur senza informazioni precise i tedeschi sappiano della base partigiana ai Badariotti. Alle sei di mattina Cege è svegliato dalle urla di un compagno, esce di casa pistola in pugno e si butta su una carrareccia che taglia in diagonale il versante sud del Chiamogna: è colpito alle gambe da una raffica di mitra dopo alcune decine di metri; raggiunto, è finito con un colpo alla tempia della sua stessa pistola.
Il suo corpo sarà trovato il giorno dopo da due partigiani della banda che passavano per caso dai Torretti: la pistola usata per dargli il colpo di grazia gli era stata buttata addosso per disprezzo.
Quel giorno furono trucidati altri sei civili: Vittorio Bonansea, operaio in una distilleria fucilato senza giustificazione alcuna davanti ai familiari, e Giulio Battaglia, Margherita Boero con una figlia di 22 anni, un’altra di 15 e un terzo di 12 richiusi in una casa a cui viene appiccato il fuoco e crivellati di colpi. Per Bricherasio, il giorno più drammatico di tutta la guerra.