Cenni storici
I primi giorni di agosto del 1944 videro dispiegarsi una vasta azione di reparti delle SS tedesche e della guardia repubblichina che si giustificava con la maggiore importanza strategica che i valichi alpini avevano assunto dopo lo sbarco delle truppe alleate in Normandia, ai primi di giugno. I tedeschi, arrivati a Torre Pellice e alloggiati al Collegio, al Convitto e alla caserma Ribet, iniziarono una serie metodica di rastrellamenti sulla sinistra e sulla destra orografica, dal fondo verso l'alta valle. In dieci giorni vennero bombardate e bruciate varie case nelle borgate di entrambi i versanti, e feriti o uccisi vari civili.
I partigiani dopo qualche tentativo di fermarne l'avanzata, arretrarono per disperdersi in piccoli gruppi.
Fu in quei primi giorni di agosto del 1944 che Willy Jervis, Primela Iddio Angiolino e altre tre partigiani di cui non si sa il nome vennero uccisi ed esposti nella piazza di Villar Pellice, e che Martino Merotto, Emilio Eynard, Valdo Jalla della banda della Sea vennero catturati ed uccisi.
Ecco quanto racconta Attilio Jalla nel suo scritto "La valle del Pellice sotto il peso dell'oppressione" pubblicato subito dopo la Liberazione dalla Editrice Libraria L'Alpina. E' il 9 agosto del 1944, Jalla è a Torre Pellice:
Nella mattinata vedemmo passare mandrie di bestiame razziato dalle truppe in alta montagna, un centinaio fra bovini e capre. Scendevano lente, come loro malgrado, sotto la pioggia, condotte dai loro stessi pastori presi come ostaggi, con la scorta di qualche soldato. Scendevano pure autocarri carichi di truppa, che rientravano in caserma, carichi di materiale d’ogni genere, rubato nei poveri villaggi della montagna. Su uno di essi, verso le 11, scorgemmo sei partigiani prigionieri, che furono condotti nella Caserma. Essendo stati sorpresi ed arrestati con le armi, al Prà, erano stati subito condannati a morte. Dovevano essere fucilati in giornata. Poveri giovani! Apparivano risoluti e tranquilli. Tre erano di Torino e uno di Piobesi: Luigi Giordana, Gaetano Danese, Luigi Gaggioli, Griffo Enrico; due di Torre Pellice; Gioachino Gotico e Raffaele Raimondo. I genitori di questi ultimi, tosto chiamati, accorsero per l’estremo saluto. Poco dopo mezzogiorno, furono trasportati in autocarro presso il villaggio dei Chabriol, condotti poi su un prato, non lungi dal bivio della strada provinciale con quella vecchia, là rapidamente fucilati ed abbandonati sull’erba.
Il racconto prosegue, siamo al giorno successivo, il 10 agosto:
Nel pomeriggio, la squadra della Croce Rossa, accompagnata da alcune infermiere, salì alla borgata dei Chabriols a raccogliere le salme dei sei fucilati, pietosamente componendole e trasportandole alla camera mortuaria del cimitero.