Nato a Perosa Argentina il 10 luglio 1925, caduto a Luserna San Giovanni (Ponte Blancio) il 25 febbraio 1944.

Dove si trova la lapide

Comune:

Luserna San Giovanni

Località:

Ponte Blancio

Note: da Torre Pellice per via Val Pellice, superato il ponte Blancio, sul costone dell'inverso davanti al ponte, in territorio di Luserna

Cenni storici

Contadino a Bricherasio, era salito in montagna nel novembre del 1943 per evitare l'arruolamento e si era unito alla banda degli Ivert, dove già militavano vari giovani del suo paese.

Gravemente ferito mentre trasportava materiale da Torre Pellice ai boschi dell'inverso, fu percosso prima di essere portato all'ospedale di Pinerolo, dove morì il giorno dopo. Altri cinque partigiani furono fatti prigionieri ma due giorni dopo, in seguito a trattative dirette intercorse fra Roberto Malan ed il generale tedesco Hansen, rilasciati liberi.

Ad Alfonso Giusiano venne intitolata una brigata della VI Divisione GL che operava sulle alture di Como, un pensiero che si deve a Silvio Federico Baridon, uno dei fondatori delle formazioni GL in valle, amico di Emanuele Artom e di Jacopo Lombardini, che la direzione del Partito d’Azione aveva inviato lì a organizzarvi la lotta armata.

La sua stessa mano è probabile che abbia scritto il trafiletto a lui dedicato sul n° 1 del giornale clandestino "La Disfida" che inizia con queste parole:

Al nome di Alfonso Giusiano s'intitola una Brigata di Giustizia e Libertà della nostra zona. E’ un soldato sconosciuto, Alfonso Giusiano. Uno dei tanti che sono passati. Silenziosamente, come hanno servito la Causa. Un ragazzo del popolo, un contadino del '25.

E prosegue:

Quando la sua classe era stata chiamata alle armi dai neo-fascisti Giusiano non aveva esitato: era salito ai monti. A B [Bricherasio] era incappato in un grande rastrellamento fatto dai tedeschi. S'era nascosto nel cimitero stando tutto il giorno in una tomba! A sera, cessato il pericolo, aveva poi raggiunto il gruppo "Tigre”. Lo accolsero fraternamente ma, secondo le elementari regole di prudenza, lo tennero d'occhio. Si rivelò ben presto per quello che era: un lavoratore indefesso, taciturno, sempre pronto per l'opera da compiere, sempre pronto per l'azione. Il ‘bocia’ divenne in brevissimo tempo un ‘vecio’ partigiano. Operò tre mesi col gruppo. Scelto poi, come uno dei migliori, per uno speciale servizio, cadde durante un trasferimento, in uno scontro con i fascisti. [...]