Cenni storici
Martino aveva solo 17 anni quando fu impiccato a Torre Pellice, l'8 di agosto del 1944. Era stato catturato tra la Sea e Castelluzzo insieme ad Emilio Eynard e Valdo Jalla, tutt'e tre della banda della Sea, nel corso di una vasta operazione di rastrellamento. I primi giorni di agosto del 1944 avevano visto dispiegarsi l'azione di reparti delle SS tedesche e della guardia repubblichina che si giustificava con la maggiore importanza strategica che i valichi alpini avevano assunto dopo lo sbarco delle truppe alleate in Normandia, ai primi di giugno. I tedeschi, arrivati a Torre Pellice e alloggiati al Collegio, al Convitto e alla caserma Ribet, inziarono una serie metodica di rastrellamenti sulla sinistra e sulla destra orografica, dal fondo verso l'alta valle. In dieci giorni vennero bombardate e bruciate varie case nelle borgate di entrambi i versanti, e feriti o uccisi vari civili.
I partigiani dopo qualche tentativo di fermarne l'avanzata, arretrarono per disperdersi in piccoli gruppi.
Fu in quei primi giorni di agosto del 1944 che Willy Jervis, Primela Iddio Angiolino e altri tre partigiani di cui non si sa il nome vennero uccisi ed esposti nella piazza di Villar Pellice, e che Luigi Giordana, Gaetano Danese, Luigi Gaggioli, Enrico Griffo, Gioachino Gotico e Raffaele Raimondo vennero fucilati agli Chabriols.
Ecco quanto racconta Attilio Jalla nel suo scritto La valle del Pellice sotto il peso dell'oppressione pubblicato subito dopo la Liberazione dalla Editrice Libraria L'Alpina. Jalla è a Torre Pellice.
Nella mattinata del 7 agosto, [...] vedemmo arrivare da Angrogna le truppe reduci dal rastrellamento. Precedeva un autocarro carico di soldati italiani, eccitati dalla trista impresa e dal vino, che urlavano espressioni di beffa e di sfida. Seguivano a piedi tre giovani partigiani diciottenni, legati ai polsi ed avvinti tra loro con una corda. Li riconoscemmo; Martino Merotto, Emilio Eynard, Valdo Jalla. Erano stati sorpresi nel vallone oltre la Sea. Camminavano calmi, guardandosi intorno, come trasognati. I soldati gridavano sghignazzando: Ecco, guardate i patrioti di Torre Pellice! Seguivano, con altri soldati, carri tirati da muli, carichi di zaini, di armi, di materiale trafugato. Corteo disgustoso. La gente guardava allibita. Nella mattinata dell’8 agosto corse la voce impressionante che i tre giovani dovevano essere impiccati come esempio alla popolazione. A mezzogiorno la voce fu confermata da un manifestino, che annunziava la loro condanna, perché presi con le armi. Emozione profonda. Nel pomeriggio ci recammo in delegazione presso le Autorità militari per ottenere la loro grazia. Inutilmente. I tedeschi vollero che la condanna fosse eseguita in ogni modo : Merotto ed Eynard a Torre Pellice; Valdo Jalla trasportato per la stessa condanna a S. Germano Chisone. Presso i giovani condannati, nella prigione della caserma, i genitori poterono intrattenersi a lungo. Essi erano tranquilli, composti. Impressionava la semplicità serena e la fede ingenua e sicura con cui andavano incontro alla morte. Verso le 22. Dopo l’ultimo saluto ai parenti e l’ultimo colloquio col sacerdote, furono condotti in autocarro al luogo dell’esecuzione, accompagnati dal Commissario del Comune, dal medico, dal sacerdote, scortati da un plotone di soldati, Merotto in piazza Cavour, Eynard sul viale Mazzini. Non dissero più una parola, non emisero un lamento. Pioveva. L’esecuzione avvenne rapidamente. I poveri corpi giovanili rimasero soli nel buio. [...] Verso sera [del 9 agosto] vedemmo passare il minuscolo corteo che portava al cimitero le salme dei due giovani impiccati: quattro militi e tre infermiere della Croce Rossa, che avevano loro pietosamente dato l'ultima assistenza.