Cenni storici
Angelo Primela Miero Iddio apparteneva a una famiglia contadina di Foresto di Bussoleno, in Val Susa. Rifiutò di essere arruolato nell'esercito della Repubblica di Salò ed aderì giovanissimo alla Resistenza: non aveva ancora 20 anni quando comandava un distaccamento della 42ª Brigata garibaldina Walter Fontan.
Il 22 giugno del 1944, mentre si recava a Mattie a farvi rifornimento di burro per la squadra, è sorpreso dai nazifascisti a Coldimosso e arrestato: trasportato all’Hotel Nazionale a Torino, sede della Gestapo, vi è torturato, prima di essere portato alle carceri Nuove.
I familiari non riescono a vederlo, solo riescono a fargli pervenire un paio di scarpe; dopo, qualche vaga notizia di deportazione in Germania, poi più nulla.
Solo due anni dopo la Liberazione, grazie a testimonianze dirette che la famiglia non ha smesso di cercare e grazie proprio a quel paio di scarpe, Angiolino verrà trovato: è una delle cinque vittime di una esecuzione di rappresaglia che i tedeschi compirono a Villar Pellice il 5 agosto del ’44.
Quel giorno, all’unico scopo di terrorizzare la popolazione, cinque partigiani prelevati dalle Nuove vennero scaricati sulla piazza del paese: quattro di loro vennero fucilati, trascinati con le macchine per le strade del paese e poi impiccati; il quinto, Angiolino, venne ucciso durante un ultimo tentativo di fuga. Il pastore e il sacerdote cattolico, che vollero officiare un funerale nonostante il divieto dei tedeschi, furono fatti oggetto di colpi d’arma da fuoco.
Di un altro partigiano si seppe subito l’identità grazie ad una annotazione sulla sua Bibbia fatta con uno spillo; si trattava di Willy Jervis, ingegnere dell'Olivetti, figura di primissimo piano del Partito d’Azione e della Resistenza in Val Pellice e nel Piemonte, organizzatore delle prime missioni di rifornimento alleate.
Degli altri tre non si conobbe mai l’identità.